Spesso ci troviamo di fronte a scelte o interrogativi a cui non siamo sicuri di aver dato una risposta esaustiva o giusta. “Avrò scelto la facoltà universitaria che fa per me?”, “perchè il mio migliore amico non mi chiama stasera, lo avrò forse offeso?”..e così cominciano i dubbi.. e le perplessità.

La psicologia sociale ha deciso di indagare il fenomeno, evidenziando come le persone riescano a rispondere talvolta alle loro domande, talaltra no. Da cosa- pertanto- dipende la possibilità di darsi (o meno) una risposta esaustiva? Richard Nisbett e Stanley Schachter (1960), dimostrarono l’interpretazione erronea che le persone attribuiscono ai propri pensieri, compiendo un esperimento sugli studenti della Columbia University. L’esperimento consisteva nel somministrare delle scosse di corrente elettrica ad intensità crescente.Prima dell’esperimento, gli studenti erano stati informati che assumendo una certa pillola, avrebbero avvertito palpitazioni, irregolarità respiratorie e farfalle nello stomaco: classiche reazioni ad uno shock.I ricercatori ipotizzarono che gli studenti avrebbero attribuito i sintomi dello shock alla pillola, e avrebbero perciò tollerato somministrazioni di corrente quattro volte maggiori rispetto agli altri soggetti.
Al termine dell’esperimento, fu chiesto loro perché fossero riusciti a tollerare dosi così elevate di intensità elettrica, ma nessuno fece riferimento all’assunzione della pillolla.
Quando fu detto loro che gli effetti erano previsti dall’assunzione della pillola, i soggetti riconobbero che altri avrebbero potuto esserne influenzati, ma non loro (negavano pertanto la possibilità di essere stati influenzati dall’assunzione).

Un altro ricercatore, Wegner , propose invece un esperimento in cui due soggetti controllano insieme il mouse di un computer. I soggetti ascoltavano tramite degli auricolari una serie di parole che corrispondevano agli oggetti che dovevano toccare con il cursore, e contemporaneamente il mouse si muoveva. Ciò che venne evidenziato fu che anche quando era presente un complice degli sperimentatori (uno dei due soggetti era egli stesso uno sperimentatore e l’altro no), l’altro partecipante (quello vero che non era d’accordo con gli sperimentatori), percepiva di essere stato lui stesso a muovere il mouse. Il cervello genera pertanto un’intuizione di efficacia personale.
Questi esperimenti mettono in luce come spesso, anche quando siamo fermamente convinti delle nostre posizioni, idee o supposizioni, possiamo in un certo senso, incorrere nell’errore. E’ sempre bene credere nelle proprie idee o aspettative, e di certo è impensabile (e deleterio) pensare di volere eliminare la componente d’errore dalla vita dell’essere umano. Ciò che invece possiamo imparare da questi esperimenti è la potente portata della possibilità del dubbio. Dubbio che se saggiamente diretto, può rivelarsi fonte di profonda conoscenza e crescita personale.

Dott.ssa Giusy Di Maio.
Importanti riflessioni!
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“Ogni alba ha i suoi dubbi”, scriveva Alda Merini. Credo non ci sia modo più breve e incisivo di sottolineare l’importanza di saper dubitare, vacillare, cadere e poi risalire. Mi fa piacere che l’articolo ti abbia colpita.
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L’ha ripubblicato su ilpensierononlinearee ha commentato:
Dubitare.
Buona lettura.
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