Ti dedico il mio tempo.

Immagine Personale.

L’etimologia della parola tempo rimanda al greco “divido, separo”.

In musica il tempo indica lo schema metrico ritmico delle battute, inteso quale unità fondamentale di durata e accentuazione. Nella terminologia musicale, inoltre, il termine tempo ha diversi significati.

Il tempo indica una parte di una composizione di ampie proporzioni divisa in più parti o tempi (Sonate, concerti, …); indica il grado di velocità ovvero l’andamento di una composizione; ciascuna delle parti (unità ritmiche) su cui gravano gli accenti principali, nonchè gli accenti stessi (nel senso di durata quindi tempi forti e deboli della battuta).

I tempi possono poi essere semplici, composti, regolari o irregolari; per la loro funzione logica possono essere distinti in originari o fondamentali, derivati, subordinati o dipendenti.

Il tempo scandisce, fornisce noi la suddivisione la regolarità (talvolta nell’irregolarità), della nostra vita.

Il tempo è sempre presente, vivo e attivo al nostro fianco; impossibile da eliminare dalle nostre vite le scandisce, le inibisce.. ne accelera il flusso lo rende vivo e fluido, magma incandescente da tenere brevemente tra le mani pena: il rischio di bruciarsi.

Quando una relazione, un’amicizia, un legame termina.. ci si sente depredati, rubati del proprio tempo.

“Ti ho dato tutto il mio tempo, ti ho dato tutto me stesso.. e tu…”

Il tempo è così importante che spesso lo sostituiamo a noi; sembriamo essere diventati noi il nostro tempo.

Il tempo (divido, separo) è attenzione; il tempo è presenza, dedicarsi all’altro. Il tempo sa essere passione, aura costante di calore. Il tempo sa essere amore.

Ti dedico il mio tempo: ti dedico “me stesso” in quanto divido/separo qualcosa di me che cedo a te.

Ecco perchè quando “ti ho dedicato tutto me stesso” e vai via, mi sento ferito, distrutto, derubato. Con te va via il mio tempo e va via un pò di me.

Il pezzo della foto è questo studio di Chopin. Lei, Valentina (piacere del tutto personale) ha le mani più belle ed eleganti della musica classica. Il pezzo in questione, mai finito ad occhi asciutti.

“Finisce bene quel che comincia male”.

Dott.ssa Giusy Di Maio.

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