
Gli eventi sociali che osserviamo quotidianamente e in cui siamo calati, assumono senso ai nostri occhi poichè filtrati da tutto un apparato di attribuzioni di intenzionalità che forma la trama delle nostre relazioni sociali.
Questi sistemi di interpretazione degli esseri umani sono indicati con l’espressione folk psychology.
Buona Lettura.
Il termine folk psychology può essere tradotto con psicologia popolare o ingenua e si riferisce – come Cornoldi, 1995, ricorda- alla comprensione ingenua che la gente ha dei propri stati mentali.
Secondo Goldman per conoscere questi contenuti mentali ai quali gli individui non hanno accesso diretto, è necessaria una scienza cognitiva che sappia indagare tali contenuti. Goldman stesso ritiene che i parlanti maturi abbiano bisogno di una serie di termini mentalistici (volere, potere, felice, annoiato, ..) che debbano essere utilizzati per formulare frasi o espressioni mentalistiche più complesse.
Numerosi studi sono stati condotti nell’ambito della psicologia sociale, indagando il giudizio sociale ovvero come le persone cercano spiegazioni per il loro o altrui comportamento.
Il primo ad indagare ciò è stato Heider, fermo sostenitore del fatto che compito della psicologia del senso comune era comprendere il modo in cui le persone interpretano gli avvenimenti del loro mondo sociale. Le persone agiscono infatti seguendo le logiche di una epistemologia ingenua, i cui assiomi possono essere compresi o evidenziati attraverso l’analisi del linguaggio che le persone stesse (che stanno spiegando le proprie esperienze), mettono in atto.
Nella vita quotidiana facciamo continuamente inferenze o previsioni circa il comportamento dell’altro; ne analizziamo gli scopi, le credenze. Le previsioni che facciamo circa il modo di comportarsi degli altri spesso hanno successo e consentono- di solito- una buona coordinazione tra le persone (pertanto una buona gestione sociale).
La psicologia del senso comune assume che la condotta sia regolata da un sistema gerarchico di scopi e credenze nonché da meccanismi di regolazione dei conflitti tra gli scopi. Le persone quindi agiscono in vista dei loro scopi e giudizi e se insorgono incompatibilità tra scopi, attuano un bilancio che poi porta ad una scelta.
Tutto cambia quando subentra la psicopatologia che – invece- sfida gli assunti del senso comune.
Tale sfida è quasi quotidianamente sotto gli occhi di tutti.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.
Stiamo “giocando” a un gioco in cui le regole cambiano mentre si sta ancora partecipando?
Buono a sapersi! 🙂
(sperando che almeno quest’informazione, almeno, torni utile!)
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fa parte del gioco.. di converso, avrebbe un nome diverso 🙂
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Enigmatica, stavolta 😝
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iiooo?? rispondevo solo alla tua osservazione 😀
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Eh, allora non ho capito 🤣
(strano, vero?)
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😀 mal che vada vai da qualche collega brava :-p
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C’è la mia faccia sulla porta e accanto la scritta “io non posso entrare”
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ahahahhahahhahahahhahhaahhah ahahhahahhahhahaha ah
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😉
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Davvero interessante, come sempre
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Grazie 🙏🤗
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Diciamo che molto molto sui generis potremmo essere tutti psicologi?🙄
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No ahahahahahaaahah. Un conto è provare a comprendere chi si ha di fronte e un conto affrontare il mondo interiore di una persona durante la conduzione di una psicoterapia (e affrontare di pari passo il proprio mondo interiore). Le persona in terapia sono aggressive, squalificano il terapeuta, lo trattano con sufficienza, possono deriderlo; attuano tutta una serie di comportamenti di sfida per vedere se realmente “meriti o no”; possono di converso avere atteggiamenti di dipendenza molto forti e così via. Senza un training adeguato quanto detto non viene fronteggiato e si viene fagocitati (e questa nella migliore delle ipotesi, ovvero quando hai diciamo un nevrotico di fronte).. progredendo nella scala della psicopatologia le cose si complicano ancora di più.
Diciamo che dirsi psicologi non conviene mai a nessuno 😀 :-p
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secondo me il nuovo mondo di oggi, fatto prevalentemente di social, frena questi tipologia di scambi mentali. La persona che si trova davanti ad un computer cerca d’immaginarsi l’altro/a, ma lo fa con i suoi schemi mentali. Mancando il raffronto diretto con la persona si formano a mio avviso dei comportamenti finti, che talvolta sfociano in quegli incontri a cui le cronache ci hanno abituato. Non sempre chi sta dall’altra parte di un pc è quello che pensiamo. Questa riflessione mi è venuta spontanea pensando al nuovo mondo dei social, e ai nuovi approcci del giorno d’oggi, sempre più comuni nelle nuove generazioni…
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in effetti uno dei problemi dei social (riscontrato anche scientificamente tramite esperimenti), consiste proprio nel crollo della fantasia e il sovvertimento degli schemi mentali, anche quelli più “giusti” atti alla sopravvivenza. Si rischia di “commettere un errore” anche nelle più banali delle decisioni non ascoltando più se stessi e il proprio istinto. argomento vasto 🙂 grazie per l osservazione. 🙂
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Ma era una battuta!
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lo so 😀 avevo capito, ho solo (come spesso faccio) approfittato per dire cosa succede durante la terapia. spesso viene chiesto cosa accade nella stanza 🙂
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