
Il gioco si presenta come una tecnica, un canale di esplorazione e di proiezione (del mondo interno), potentissimo.
Giocare alla realtà consente (specie in bambini che ancora non possono verbalizzare, che non verbalizzano correttamente o che non vogliono), di renderci “concretamente” il loro mondo interno.
Si gioca – certo- a fare la mamma o ad essere astronauta, ma si gioca anche ad incontrare i mostri(i peggiori, quelli interni); si gioca giocando con la paura, con la morte e con la vita; si gioca a sfidare l’autorità, si gioca a credere nei propri sogni. Si gioca alla sparizione, al lutto, alla vergogna.
Per Melanie Klein (1932) il gioco (nei bambini), corrisponde alle libere associazioni e ai sogni degli adulti. Il gioco diviene pertanto tecnica di esplorazione del modo interno dei più piccoli (mondo interno che per l’autrice è già precocemente terrorifico e terrorizzante).
Winnicott sostenne (1970) che il gioco e il disegno consentissero di trasformare un oggetto (conferendo a questo, una impronta soggettiva); tale oggetto quindi dopo “l’uso” non è più l’oggetto di prima (essendo stato incontrato e usato da un bambino), ma diviene un oggetto- soggettivo.
I bambini costruiscono e distruggono, fanno disfano e raccontano. Raccontano di loro, della propria famiglia, delle esperienze e dell’ambiente circostante; raccontano dei terrori.
Giocando abbattono le barriere, le difese che l’Io cerca disperatamente di alzare (per Melanie Klein l’Io è infatti presente, seppur in forma poco integrata, già dalla nascita). E’ pertanto giocando con le costruzioni, manipolando gli orsacchiotti o le figure umane, che i bambini inscenano i conflitti della pulsione di vita e di morte che già precocemente li accompagnano (dimentichiamo l’idea che i bambini, nel gioco, pensino di salvare il principe o la principessa di turno. Un bambino che gioca sa inscenare storie che sono – spesso- terrorizzanti e angoscianti).
E’ – infatti- sempre un momento magico e delicato, quello del bambino impegnato in un gioco: d’altronde giocare è una cosa seria!
Ci si mette in gioco con una certa facilità (certo bambini inibiti nel gioco ci sono, ed è questo uno dei punti centrali..), il gioco dice senza dire.
La questione del poter dire senza dire è qualcosa che noi adulti dimentichiamo facilmente quando le nostre difese, il nostro Io, ci protegge dagli attacchi del mondo (da vedere se gli attacchi provengano dal mondo esterno o interno).
Facciamo un gioco, allora: Mettiamoci in gioco!
“Finisce bene quel che comincia male”
Dott.ssa Giusy Di Maio.
Ma allora perché “Il gioco è bello quando dura poco”?
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sovrastruttura degli adulti (e delle loro difese). Hai mai visto un bambino giocare? Considera che i bambini giocano per tutta la giornata se non li fermi (ah certo.. almeno quelli che non sono tempestati di tecnologia da subito).
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Beh, anche certi grandi non scherzano… 🙂
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buon per loro..
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Oh a me piace giocare, tutto il giorno!
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mettiti in fila, Bu! 😀 non l’avrei mai detto eh :-p
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In fila per due? 😂😂🥃
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Ma che scherzi 😌 è sempre un piacere DocMaghetta 💃🌊🔮
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il gradino qua sta ù.ù manco a dirlo eh!
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Io sono già al CSI gradino, per l’esattezza il numero 3 quelli più rovinato 😌😌 jamme 💃🌊🌞🔮🥃
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AAAAAA! aspett’ stavo al 6 io! Devo fare mezzo quarto di giro (che probabilmente non esiste nel mondo dei comuni mortali, non lo so) di cuoppo e sono al 3. Arrivo!!!!
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Nun te preoccupà…avevo notato l’oggetto ☝️ ed è stato preso al volo.. la scopa fa un po’ di problemi stasera.. abbiamo cambiato il magma di ricarica (va a energia magmatica 2.0.) Ma ci sono.. ci sono!😌💃🌊🥃🔮🔮🔮🌋
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Però tutti questi problemi di magma 🧐🧐 ci sei ci sei 😌😌 vamos 💃🌊🌞🔮
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dovremmo tutti cercare di ritrovare quell’innocenza perduta, quella voglia di mettersi in gioco che da bambini, da ragazzi, accompagnava le nostre giornate. Con l’età adulta diventiamo tutti più chiusi, nelle nostre vite la sorpresa appare lontana, tutto è pianificato, anche un gioco sembra già scritto, come se quel copione l’avessimo in qualche modo già creato…
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Io li ho giocati. Ma non l’hanno presa bene.
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