“Come sono fortunate quelle persone che nella vita non hanno paure né terrori, per le quali il sonno è una benedizione che arriva ogni sera e non porta altro che bei sogni”.
Bram Stoker.
Dott.ssa Giusy Di Maio.
“Come sono fortunate quelle persone che nella vita non hanno paure né terrori, per le quali il sonno è una benedizione che arriva ogni sera e non porta altro che bei sogni”.
Bram Stoker.
Dott.ssa Giusy Di Maio.
Il sonno è uno stato fisiologico caratterizzato da una interruzione dei rapporti sensoriali e motori che legano l’organismo al suo ambiente. Il sonno è inoltre uno stato fisiologico importantissimo per il nostro organismo e per la nostra mente, perché ci permette di ristorarci dopo ore di attività fisica e mentale.
Ma quali sono i disturbi più comuni del sonno? Eccone alcuni:
Sonnambulismo: è la forma più nota di parasonnia. La persona affetta da questo disturbo si alza e cammina durante la notte. Resta, nonostante la persona stia praticamente dormendo, la capacità di percepire gli ostacoli e ciò permette al sonnambulo di evitare di farsi del male. Gli episodi di sonnambulismo durano in genere pochi minuti e difficilmente si verificano più di una volta per notte.
Bruxismo: si tratta dell’abitudine di stringere le mascelle e digrignare i denti durante il sonno. Spesso è legato allo stress.
Disorientamento della coscienza: in genere si verifica durante l’infanzia, ma possono esserci casi anche in età adulta. Nel caso dei bambini, questi, piangono, si agitano e sembrano svegli, ma in realtà non è possibile stabilire alcun contatto con loro, per consolarli. Le crisi possono durare da alcuni minuti fino a mezz’ora.
Terrore notturno: sono attacchi di ansia e panico, accompagnati da tutte le caratteristiche sintomatiche degli attacchi di panico. Sul volto di chi è colpito è visibile l’espressione di terrore. Possono o meno essere associati ad incubi. In questi casi le persone possono essere risvegliate abbastanza facilmente.
Disturbo comportamentale della fase REM: in questo caso si parla di una alterazione della fase del sonno REM. In genere durante la fase REM (fase del sonno in cui si sogna) i muscoli sono a riposo, come se fossero paralizzati. Chi ha questo disturbo invece muove si riesce a muovere in base a ciò che sta sognando. Ovviamente i movimenti sono incontrollati e possono diventare pericolosi sia per il soggetto che ne soffre sia per il partner che dorme nel suo letto.
Allucinazioni ipnagogiche e paralisi da sonno: Nel caso delle allucinazioni ipnagogiche queste possono essere indotte dai sogni nel breve passaggio tra la fase del sonno e quella della coscienza del risveglio. Un esempio molto comune è quello della caduta: quando ci si sveglia di soprassalto con la sensazione di precipitare nel vuoto. Nel caso della paralisi da sonno invece ci si sveglia con la sensazione di sentirsi completamente paralizzati; questa sensazione può avvenire perché probabilmente ci svegliamo nel momento stesso in cui stiamo sognando. Essendo prima del risveglio in fase REM il corpo e i muscoli hanno ancora atonia muscolare, indotta proprio da quella fase del sonno.
Apnea: la persona che ne soffre può smettere di respirare per qualche secondo durante il sonno. Possono verificarsi, ad esempio, apnee delle vie respiratorie superiori, che possono verificarsi solitamente in soggetti obesi. Durante il giorno queste persone possono lamentare sonnolenza.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi
Dormire dolce dormire.. sin dai primi giorni della nostra vita trascorriamo gran parte del nostro tempo dormendo. Il nostro cervello però non è mai a riposo, è sempre attivo anche nei neonati, anzi soprattutto nei neonati.
Il sonno sembra infatti svolgere un ruolo cruciale per il consolidamento dei ricordi e della memoria nelle prime fasi di sviluppo. Una ricerca pubblicata qualche tempo fa su “Proceedings of the National Academy of Science” ha dimostrato che un semplice sonnellino di mezz’ora può aiutare i bambini con meno di un anno di età (dai 6 ai 12 mesi) a migliorare la loro memoria. Lo studio ha evidenziato che proprio la possibilità di dormire nelle quattro ore successive ad un apprendimento (nello studio è stato mostrato un gioco con la manipolazione di peluche) migliora la capacità del bambino di ricordare quelle azioni che ha potuto osservare. Infatti nel gruppo di controllo, nei bambini che non avevano dormito dopo l’osservazione del gioco, questi non erano riusciti a ricordare le azioni viste precedentemente. Presumibilmente non erano riusciti ad assimilare il ricordo e quindi l’apprendimento di quelle azioni.
Gli effetti positivi del sonno sono decisamente importanti nei neonati come per gli adulti del resto. Ma nei bambini è davvero cruciale il ruolo del sonno perché permette addirittura il corretto e pieno sviluppo delle funzioni cognitive, necessarie alla crescita.
“Finisce bene quel che comincia male”
dott. Gennaro Rinaldi
Il nostro approfondimento sul sogno continua. Proveremo ora a rispondere a qualche altra domanda e a conoscere più da vicino, il lavoro onirico.
In precedenza ho ricordato come Freud evidenziasse che, la funzione del sogno, sia mantenere il sonno che vive sotto la “minaccia” di stimoli esterni (ad esempio i pensieri della giornata) e le spinte pulsionali inappagate o rimosse. In conseguenza dell’allentamento notturno della rimozione, si correrebbe infatti il rischio che ogni qualvolta una sollecitazione interna o esterna si colleghi con una delle fonti pulsionali inconsce, il sonno venga disturbato.
Il Lavoro Onirico.
Si tratta di quel processo psichico che consente la trasformazione del materiale onirico latente in quello manifesto del sogno. Ne deriva che essendo il sogno un appagamento di un desiderio rimosso, deve esser smascherato in modo che il suo contenuto originario (inconscio e rimosso) sia reso irriconoscibile.
Il contenuto onirico manifesto riguarda tutti gli elementi che il sognatore ricorda del sogno; essi sono privi di senso nel loro insieme e l’unico esempio in cui contenuto manifesto e latente coincidono, è nei sogni dei bambini (semplici appagamenti di desiderio).
Il contenuto latente comprende tutte le parti del sogno che non sono manifeste e vengono rivelate attraverso l’interpretazione. Il sogno è pertanto il risultato sia della forza psichica del desiderio che lo promuove che della censura che determina la deformazione del sogno. Pertanto è proprio il contenuto latente a contendere il significato del sogno.
La censura onirica controlla il premere dei desideri inconsci verso la coscienza ed è la stessa funzione che determina la rimozione. E’ la responsabile della deformazione dei pensieri onirici. Lo stato di sonno porta ad un parziale rilassamento dell’istanza censoria e l’istanza censoria stessa attraverso la deformazione onirica, preserva il sonno.
Come abbiamo avuto modo di vedere, ciò che a noi appare come un “semplice” sogno ha – invece- in termini psicodinamici, origine, formazione ed elicitazione ben più complesse. Anche in questo caso la complessità che risiede dietro la formazione di un sogno, è indicativa circa il reale lavoro che l’analista o lo psicoterapeuta vanno a compiere insieme al paziente.
Nulla (o quasi) di quanto ci appare ha una spiegazione immediata e subito leggibile. Una delle difficoltà riscontrate nell’accettazione di un percorso psicologico, risiede proprio nella non considerazione (fino al momento del primo colloquio o per chi è veterano della stanza di analisi, la mancata reale accettazione) del fatto che, quando trattiamo contenuti psichici, è il tempo uno dei tiranni che dobbiamo fronteggiare.
Un sintomo non si forma in poco tempo; ci vogliono anni e – soprattutto- un determinato investimento energetico per formarlo e mantenerlo (una delle regole è proprio quella secondo cui l’apparato psichico funziona per quantità e non per qualità).
Un buon esercizio da fare, invece, (per tornare al sogno) potrebbe essere quello di scrivere subito il proprio sogno (la mattina, tenendo magari un quaderno vicino al letto), e provare durante la giornata a trovare degli equivalenti simbolici del tipo “ho sognato mio padre ma, cosa ho fatto il giorno prima? a cosa ho pensato? cosa mi ricorda mio pare? e così via).
Sempre lieta di sapere le vostre opinioni.
“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.
“Dottore il mio bambino nelle ultime settimane si sveglia improvvisamente di notte urlando e piangendo. È inconsolabile. Le prime volte ci siamo spaventati, perché non rispondeva e continuava a dimenarsi. Siamo distrutti. Ogni sera prima di andare a letto temiamo possa succedere ancora e non riusciamo più a chiudere occhio. In genere i risvegli sono tra le due e le tre di notte. Ne abbiamo parlato con lui, ma dice di non ricordare nulla e ci guarda stranito. Abbiamo provato a fare diverse visite, fortunatamente i medici non hanno riscontrato nessun problema e alla fine ci hanno consigliato di rivolgerci ad uno Psicologo. Cosa possiamo fare?!”
Il fenomeno del terrore notturno è abbastanza comune e colpisce generalmente i bambini in età prescolare (2 – 3 anni con un incidenza tra il 10 e il 14%) e fino ad un’età di 11 -12 anni dove c’è un incidenza sempre minore (tra 1% e il 3%). In casi più rari il Pavor nocturnus può interessare anche adolescenti o adulti.
L’ICD -10 definisce il Terrore notturno in questo modo:
“Episodi notturni di estremo terrore e panico associati ad intensa vocalizzazione, movimenti del corpo ed alti livelli di attivazione del sistema nervoso vegetativo. L’individuo si siede e si alza sul letto, di solito durante il primo terzo del sonno notturno, con un urlo di panico. Abbastanza spesso egli corre verso la porta come se cercasse di scappare, sebbene di rado lasci la stanza. Il ricordo dell’evento se c’è è molto limitato (di solito una o due immagini mentali frammentarie). “ (ICD 10 – F51.4)
Gli episodi di terrore notturno si verificano generalmente tra le fasi 3 e 4 del sonno non-Rem e bisogna distinguerlo da altri fenomeni e disturbi legati al sonno come gli incubi e il sonnambulismo. Generalmente gli episodi di pavor nocturnus, nei bambini, si manifestano in maniera improvvisa durante la prima metà della notte. Il bambino di solito ha gli occhi sbarrati (ma possono essere anche chiusi), urla e piange e pare essere inconsolabile inoltre sembra non reagire affatto ai tentativi dei genitori di calmarlo. Spesso si manifestano anche sudarazione eccessiva, rigidità muscolare e tachicardia. L’episodio può durare diversi minuti e in genere quando termina, il bambino riprende a dormire.
Il bambino tende a non ricordare nulla, al mattino, dell’esperienza notturna . Nei casi in cui riesce a ricordare, il bambino, racconta della sua esperienza paralizzante e raramente la collega ad un incubo.
Alcuni sintomi legati agli episodi di pavor nocturnus potrebbero essere confusi con episodi di attacchi di panico notturni (tachicardia, sudorazione, sensazione di soffocamento). La differenza più evidente tra i due consiste nella durata dell’attacco di panico che è di qualche minuto, mentre per un episodio di pavor può arrivare anche a trenta minuti. Altra differenza è legata al ricordo di quanto accaduto. A differenza del pavor, infatti, in casi di attacco di panico notturni, la crisi e ciò che è avvenuto la notte prima, in genere, viene ricordata senza particolari problemi.
Il decorso del disturbo da terrore notturno può andare incontro a remissione spontanea. In questi casi, non vi è una particolare frequenza degli episodi di terrore (circa una volta a settimana) e in genere le cause coinvolgono la sfera psico/emotiva.
È importante e utile usare delle piccole precauzioni che potrebbero aiutare e contribuire a non disturbare il sonno del bambino, e qualora si presentassero episodi, a tranquillizzare e normalizzare la situazione, ad esempio:
Oltre all’utilizzo di queste semplici consigli è molto utile per i genitori e per la famiglia, approfondire il problema, quindi ciò che potrebbe causare questo stato di tensione emotiva nel bambino. È consigliabile pertanto rivolgersi ad uno Psicoterapeuta. Spesso capita che già dopo i primi incontri familiari il sintomo possa scomparire o diminuire. Può capitare infatti che il sintomo sia solo la cartina al tornasole di una situazione relazionale familiare percepita come destabilizzante, di tensioni e stress dovuti a periodi particolarmente critici e di cambiamenti importanti (nascita di un fratellino, cambio casa, perdita del lavoro dei genitori, separazioni..) o di disagi relazionali legati presumibilmente al contesto dei pari e dell’ambiente scolastico.
È molto importante sottolineare che, nel caso in cui gli episodi diventino più frequenti, e quindi si ripresentino più notti a settimana è opportuno rivolgersi a specialisti del sonno, pediatri o neuropsichiatri infantili per approfondire la diagnosi e quindi monitorare fisiologicamente la qualità del sonno del bambino per escludere eventuali cause fisiologiche ed organiche.
Escluse queste cause, come detto in precedenza, è utile e appropriato rivolgersi ad uno Psicoterapeuta.
dott. Gennaro Rinaldi