Per – sistere.

Immagine Personale.

Termine composto dalla particella PER che aggiunge e conferisce l’idea di durata e SISTERE ovvero fermarsi, formato a sua volta dal raddoppiamento della radice stessa di stare: stare fermo o stare saldo.

Indica il rimanere fermo sulle proprie opinioni o risoluzioni.

Si tratta di qualcosa che resta e lo fa, in maniera più forte, intensa e viva.

Spesso ho ascoltato frasi come “conta solo quel che rimane, quello che persiste, quello che esiste”; sembriamo essere diventati tutti San Tommaso pronti a volere la prova dell’esistenza di qualcosa solo toccandola, sentendola, rendendola presenza.

Presenza vuol dire esistenza.

Persistere vuol dire esistere.

Non lo so. Nelle mie vicende personali non credo sia bastato persistere per esistere; mi è anzi capitato che proprio colui che “si è fermato, esistendo”, non necessariamente fosse statico lì ad esserci in presenza.

Perché allora per esistere qualcosa deve persistere restando ferma?

Il timore che qualcosa si muova, muti e prenda corpo senza la nostra impronta e senza la nostra esistenza spaventa.

Qualcosa che da sola prende vita con la possibilità di scomparire, spaventa.

Se l’Altro esiste ma non persiste, per me, io sono solo.

Tuttavia anche l’Altro ha bisogno di esistere indipendentemente dalla nostra stessa esistenza e talvolta è necessario comprendere che anche quando qualcosa non rimane -fisicamente con noi- può esistere indipendentemente da noi e non per questo, esserci lontana.

“Finisce bene quel che comincia male”.
Dott.ssa Giusy Di Maio.

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